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Cosa sono i PIR tradizionali e alternativi? Sono davvero convenienti?

Ciao Risparmiatori,

oggi vorrei approfondire con voi alcuni strumenti agevolati fiscalmente, tutti Italiani, i PIR, che possono essere tradizionali o alternativi.
In questo articolo vedremo cosa sono, le differenze, come funzionano e quali vantaggi offrono.

Cosa sono i PIR?

I PIR sono un acronimo che sta per Piano Individuale di Risparmio.

Questi sono strumenti finanziari, o meglio, dei contenitori per investimenti di medio e lungo termine.
Se rispettano i requisiti che vedremo di seguito, offrono dei vantaggi fiscali interessanti, a mio avviso tali da essere presi seriamente in considerazione, almeno per una parte del nostro portafoglio.

Ma partiamo con una breve cronostoria.

L’evoluzione dei PIR negli ultimi anni

I PIR sono nati con la Legge di Bilancio 2016, divenuta Legge l’11 Dicembre 2016 e in vigore dal 1° Gennaio 2017.

Hanno avuto un enorme successo durante il loro primo anno di vita, il 2017, con una raccolta di quasi 11 miliardi di €.
Anche l’anno successivo, il 2018, è stato un anno buono, in positivo per quasi 4 miliardi di raccolta.

Il 2019 invece, complici le continue modifiche normative tra gli equilibri politici imbarazzanti dei Governi “Conte I” e “Conte II”, cova una raccolta negativa per circa un miliardo di €.

Con il 2021 la raccolta dei PIR è tornata in positivo e l’ultima Legge di Bilancio 2022, approvata e diventata Legge il 30 Dicembre 2021, dà un nuovo rispolvero a questi strumenti/contenitori agevolati.

A cosa servono i PIR?

L’obiettivo dei PIR è quello di convogliare il denaro degli investitori verso l’economia Italiana reale, ossia verso le nostre PMI, vero motore economico nazionale che può spingere lo sviluppo e l’innovazione.

L’investitore, in questo modo, avrà la possibilità di ottenere un rendimento, spinto anche dalle importanti agevolazioni, mentre le imprese potranno avere nuovo accesso a risorse finanziarie.

Chi può offrire un PIR?

Un PIR è uno strumento dedicato esclusivamente alle persone fisiche.
Può essere offerto da intermediari finanziari, come Fondi di Investimento o Società di Gestione del Risparmio, piuttosto che dalle Assicurazioni.

Che differenza c’è tra PIR tradizionali e alternativi?

I PIR tradizionali o ordinari di terza generazione, 3.0

Nel 2016 era stato definito un’unica tipologia di PIR, che è quello considerato oggi tradizionale (o ordinario).
C’è molta confusione online, per il semplice motivo che la normativa cambia di anno in anno ed è difficile continuare ad aggiornare le informazioni.

Cerco comunque di riepilogarvi la situazione attuale, nel modo più semplice e preciso possibile.
Se aveste dubbi o correzioni, sentitevi liberi di scrivermi nei commenti.

Riguardo i PIR tradizionali, che qualcuno chiama di terza generazione o 3.0, la composizione rimane quella valida da Gennaio 2020, ossia:

  • il 70% degli investimenti devono essere fatti in strumenti “qualificati”, ossia emessi da imprese Italiane o Europee con stabile organizzazione in Italia;
  • almeno il 25% di questo 70% (che equivale al 17,5% sul totale) deve essere investito in strumenti fuori dall’indice FTSEMib di Borsa italiana (o indice equivalente), che in pratica vuol dire che deve essere investito in Mid e Small Cap;
  • inoltre, almeno un ulteriore 5% del 70% (che equivale ad un ulteriore 3,5% del totale) deve essere investito in strumenti fuori dagli indici FTSEMib e FTSEMid Cap di Borsa Italiana (o equivalenti), ossia esclusivamente in Small Cap;
  • non ci possono essere strumenti dello stesso emittente per oltre il 10% del portafoglio.

Le soglie da investire in questi PIR sono state innalzate con l’ultima Legge di Bilancio, portando l’investimento ammesso alle agevolazioni a:

  • 40.000€ annui (prima 30.000€),
  • Fino ad un massimo di 200.000€ (prima 150.000€).

I PIR alternativi

Riguardo i PIR chiamati alternativi, questi strumenti sono da considerarsi complementari ai tradizionali, con soglie di investimento ancora più alte ed un profilo di rischio/rendimento ancora più accentuato.

Questi strumenti si differenziano dai tradizionali, sostanzialmente per le seguenti caratteristiche:

  • almeno il 70% degli investimenti deve essere investito in strumenti fuori dagli indici FTSEMib e FTSEMid Cap di Borsa Italiana (o equivalenti), ossia tutto esclusivamente in Small Cap (piccole e piccolissime aziende, incluse Startup);
  • tra questi strumenti ammessi si aggiungono anche eventuali prestiti alle imprese (inclusi con piattaforme autorizzate di p2plending) o l’acquisizione dei loro crediti;
  • la soglia di investimento massimo per emittente sale al 20% (rispetto al 10% dei tradizionali);
  • possibilità di compensazione delle minusvalenze, fino al 10% in 15 anni (prima era massimo il 20% in 10 anni), confermata per tutto l’anno 2022.

Va fatta notare la diversa composizione del PIR alternativo, che obbliga l’investimento esclusivamente in piccole e piccolissime aziende (incluse le Startup, i quali eventuali benefici fiscali possono andare a sommarsi).

Sappiamo che questi investimenti hanno una natura illiquida (avevo già scritto a riguardo, leggi cosa sono le Startup), ma è proprio per questa natura che è nato lo strumento, che ricordiamo avere l’obiettivo di investire capitali sull’economia reale, emergente e con potenziale di crescita elevato.

Le soglie di investimento per i PIR alternativi non sono cambiate e sono:

  • 150.000€ annui,
  • fino ad un massimo di 1.500.000€.

Da inizio 2022 è stato inoltre rimosso il vincolo di poter detenere un solo PIR, vincolo stringente per alcune tipologie di investitori.

Le agevolazioni fiscali dei PIR

Questi strumenti sono fortemente voluti e promossi dal Governo, per stimolare un finanziamento alternativo alle nostre PMI.

Per questo gli investimenti “PIR conformi” vengono praticamente detassati.

In sostanza, le agevolazioni si possono così riassumere:

  • esenzione delle imposte sulle rendite finanziarie, che ricordiamo essere ad oggi il 26% praticamente su tutto, tranne alcuni strumenti obbligazionari che hanno tassazione agevolata al 12,5%;
  • completa eliminazione dell’eventuale tassa di successione.

Per avere diritto a queste agevolazioni, gli investimenti dovranno essere mantenuti per almeno 5 anni.

Cosa succede se disinvesto prima?

Naturalmente è facoltà dell’investitore disinvestire anticipatamente, ma in questo caso perderà le agevolazioni fiscali.
Inoltre in questo caso potrebbe dover versare degli interessi sul ritardo dei pagamenti delle tasse, se queste fossero state dovute in passato.

Critiche ai PIR

Io non penso che siano la panacea per ogni male, ma li ritengo comunque strumenti interessanti, nonostante talvolta vengano criticati.

Precisiamo comunque alcuni punti, per me importanti.

  • L’esposizione dei PIR è molto sbilanciata sul mercato Italiano, con una composizione forte in Mid e Small Cap (o totalmente, per gli alternativi).

Questo fa di loro degli strumenti particolarmente audaci con un profilo di rischio al rendimento piuttosto elevato, non adatti a tutti gli investitori. Avere degli investimenti pesati sul proprio profilo di rischio/rendimento è una delle chiavi per non avere fortissimi mal di testa.

Possono sì essere in grado di dare qualche soddisfazione, ma vi invito comunque di non fidarvi ciecamente (MAI) e leggere attentamente i prospetti finanziari che vi verranno proposti.

Io ritengo che questi strumenti debbano essere accessibili e avere costi contenuti, andate a vedere quale percentuale vi chiede il Gestore e controllate nei prospetti informativi se ci sono clausole, tetti sui rendimenti o commissioni di performance inadeguate.
Ricordate sempre che i soldi tutto sommato sono i vostri e un buon accordo con il vostro consulente deve essere WIN-WIN, anche per voi… se manca questo, cosa differenzia il vostro consulente da un PAC su un buon ETF?

Per concludere, penso che i PIR siano comunque interessanti, ma ritengo dovrebbero essere solo una parte del nostro portafoglio, meglio bilanciato e meno esposto. Ma queste sono solo mie opinioni.

Informatevi e fatevi la vostra opinione!

Stay amazing, vi voglio bene…
Emanuele

Ciao, sono Emanuele e da qualche anno mi sto appassionando al P2P Lending e al Crowdinvesting. Sono un fan della FIRE community e pensiero. Seguitemi, Emanuele

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