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Opinioni su Soisy, 6 anni di storia, presente e futuro

Ciao Risparmiatori,

non è una novità che mi piaccia scrivere storie.

Se poi queste storie sono Italiane e di successo, allora la soddisfazione sale di molto.
Ed oggi sono qui a raccontarvi una di queste.

Ho avuto il piacere di intervistare (di nuovo) Pietro Cesati, ripercorrendo con lui tutta la storia di Soisy: il lancio, le difficoltà, i piani futuri, inclusi successi e fallimenti di un team che più che mai è affiatato e “committed”.

L’intervista è corposa, ma molto interessante.
Potete farvi un’idea delle domande e andare a quelle che più vi interessano dall’indice seguente.

Se invece volete approfondire la piattaforma, potete leggere la Recensione ed Opinioni sul P2P Lending Soisy qui.

Sommario mostra
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Intervista a Pietro Cesati, CEO e Founder di Soisy

Ciao Pietro e grazie per la disponibilità.

Se non fosse un problema vorrei ripercorrere alcune tappe con te, fin dall’inizio.
Se non sbaglio sei uno dei fondatori, assieme ad Andrea Sandro e a Marco Anzelmo.

Cosa facevate prima di Soisy? Come vi siete conosciuti?

PC: Io e Andrea lavoravamo nel risk management di una delle principali banche italiane e Marco in un gruppo assicurativo francese.

Con Andrea eravamo quindi colleghi, mentre Marco ci è stato presentato da un amico in comune.

Pietro Federico Cesati, Ceo e fondatore di Soisy
Pietro Federico Cesati, Ceo e fondatore di Soisy

Com’è nata l’idea di Soisy?

PC: Guarda, anche se è sempre bello raccontare di ricordare il momento esatto in cui ti è venuta l’idea, la realtà è che le idee delle startup non nascono dall’oggi al domani, e per arrivare a quello che Soisy è oggi ci abbiamo messo anni.
Quando abbiamo iniziato, quello che avevamo era soprattutto la consapevolezza che il modello di business della banca tradizionale non funzionasse in assoluto, in particolare in un periodo di transizione digitale; questa è stata la molla per farci partire, non credevamo che la banca fosse in grado di creare valore per tutti i clienti e dipendenti.

Da lì siamo partiti con il primo modello di business.

Poi l’abbiamo cambiato tenendo ferma questa consapevolezza, ma ci abbiamo messo un paio d’anni per trovare il modello di business giusto per Soisy.

EDB: Immagino sia difficile pensare di lasciare un determinato ruolo per buttarsi a tempo pieno in una neonata startup, senza fondi e con reali rischi di insuccesso.

Come è nata la Startup Soisy?
Avete lasciato i vostri lavori prima o avete mantenuto i vostri ruoli precedenti?

PC: Soisy è nata dalla ricerca di fondi: avuto il commitment iniziale di circa un milione di euro trovati nel cosiddetto circolo di family & friends abbiamo lasciato i nostri lavori e ci siamo buttati in Soisy senza mantenere i ruoli precedenti.
Non è un approccio che consiglierei, anzi sarebbe meglio raccogliere meno fondi, magari lavorarci part-time per la prima fase di testing e avere un approccio più Lean prima di lanciarti al 100%, ma questo è il genere di cose che scopri con il tempo.

Poi da lì abbiamo man mano fatto un passettino alla volta: chiesto l’autorizzazione a Banca d’Italia, iniziato ad assumere persone e poi abbiamo lanciato il business, preso feedback dai clienti, cambiato direzione, insomma tutto il percorso che ci ha portato fino a oggi.

Avete lanciato Soisy da soli o siete stati aiutati da qualche incubatore?

 PC: Da soli, all’epoca il mondo degli incubatori era molto più indietro di oggi e quelli che c’erano non ci convincevano.

Ed è stato un peccato, perché gli incubatori ti possono insegnare tantissimo.

C’è qualcuno in particolare, lontano dai riflettori, che ha avuto un ruolo chiave o che ringraziereste ora?

PC: Ringrazio certamente tutti quelli che hanno contribuito al primo aumento di capitale, una trentina di persone tra familiari, ex-colleghi e amici di amici.

Poi direi che un ruolo chiave lo ha avuto sicuramente la banca, nel mostrarmi tutti i suoi limiti e nel farmi vedere chiaramente quello che non avrei voluto dalla mia impresa; molte delle persone che hanno partecipato al primo aumento di capitale lavoravano e lavorano tuttora in banca, e li ringrazio per avermi dato fiducia e aiutato a capire che un modo diverso di fare banca era possibile, forse necessario.

EDB: Se non sbaglio avete raccolto oltre 1 milione di € già a Gennaio 2015 per arrivare già dal primo anno, a Novembre, a ricevere l’approvazione da Banca d’Italia per operare come Istituto di Pagamento.

Com’è stato il vostro primo anno di attività?
Era il 2015, giusto?

PC: In realtà il 2015 non è stato un vero primo anno di attività, ma di preparazione; è andato tutto sommato bene, a parte che pensavamo di partire a gennaio 2016 mentre siamo partiti ad aprile, ma insomma, ci stava.

Il nostro primo anno di attività vero è stato il 2016, ed è stato durissimo perché abbiamo scoperto che il business model che avevamo in testa non funzionava; così abbiamo iniziato vari test e iterazioni per fare un pivot di modello di business, e dopo prove ed errori e monitoraggio, finalmente a novembre 2017 siamo approdati al modello di business attuale, il pagamento rateale su e-commerce, finanziato da investitori privati.

EDB: Attualmente ci sono decine e decine di piattaforme, anche italiane, che operano “legittimamente” senza essere riconosciute o approvate.

Voi invece siete partiti con l’autorizzazoine, mossa che apprezzo moltissimo, denota volontà e trasparenza, sebbene possa rallentare i piani.

Come mai la richiesta di approvazione subito il primo anno?
Era una vostra necessità o priorità?

PS: La verità è che all’epoca non c’erano grandi alternative, o quello o essere illegali; e non abbiamo esplorato molto soluzioni simili all’estero, forse esisteva qualcuno disposto a farlo per l’Italia, ma non era molto diffuso; poi invece, nel tempo, sono nate soluzioni a cui appoggiarsi per far partire una piattaforma senza richiedere immediatamente l’autorizzazione a Banca d’Italia e ora c’è anche la sandbox per farlo, quindi a chi entra nel mercato adesso le opzioni non mancano!

NDR: la Sandbox regolamentare (https://www.bancaditalia.it/focus/sandbox/index.html) è un ambiente dedicato alla sperimentazione di servizi Fintech bancari, finanziari e assicurativi.
Si tratta di uno strumento messo a disposizione da Banca d’Italia, sul quale vigilerà anche CONSOB e IVASS. Previsto dal Decreto Crescita, si pone l’obiettivo di facilitare questa transizione tecnologica, garantendo la giusta tutela dei consumatori e preservando una certa stabilità finanziaria.

È stato difficile ricevere l’approvazione?
Cosa comporta questa procedura per una piattaforma neonata?

PC: Non è stato particolarmente difficile, ci abbiamo messo 4-5 mesi, abbiamo dovuto produrre tanta documentazione che personalmente non trovo così rilevante per far partire un’attività ma insomma, questa è la legge e ci siamo adeguati.

Una volta inviata la documentazione Banca d’Italia può chiedere, come ha fatto con noi, dei documenti addizionali, allungando così lievemente i tempi dell’autorizzazione.

Perché questa procedura non viene affrontata da altre piattaforme italiane, continuando ad operare in regime dichiarativo?

PC: Dipende, ci sono casi e casi, ci sono tante situazioni in cui la piattaforma si appoggia ad un’altra ed opera in maniera del tutto legale, effettivamente può essere vantaggioso; onestamente anche noi se all’epoca ci fosse stata questa opzione l’avremmo presa in considerazione.

Poi man mano che cresci e diventi grande, essere autorizzati tutto sommato può convenire, per ragioni reputazionali e di costo; ci sta affrontarlo “a tempo debito” e non immediatamente, se non altro per testare il business model e validare l’idea sul mercato, prima di far buchi nell’acqua.

Non potreste fornire voi questo “servizio” (offrendo il regime di sostituto di imposta a titolo definitivo) alle piattaforme che si appoggiano alle classiche Lemonway o Mangopay?

PC: Sì, ma sarebbe un business model diverso da quello che abbiamo e noi crediamo molto nella focalizzazione.

Crediamo che sia molto difficile fare più cose allo stesso tempo, almeno se vuoi che quello che fai abbia un impatto decisivo sul mercato; quello che proponi tu potrebbe aver senso quando sei molto più grande, ma non è il nostro caso, e quindi non è un servizio che siamo interessati ad offrire in questo momento.

EDB: Proseguiamo con la storia. Dal 2015 Soisy ha fatto diversi aumenti di capitale e raccolte.

Puoi darmi un’indicazione della vostra crescita dalla fondazione ad oggi?

PC: Certo, per darti un’idea noi dal pivot siamo cresciuti prima del 500% annuo, poi l’anno scorso del 130% nonostante la pandemia e quest’anno abbiamo toccato punte di crescita di oltre il 200% rispetto al 2020.

Guarda, apro gli analytics e facciamo un gioco, che vedere la curva di crescita mi ipnotizza sempre:

  • a Novembre 2016 finanziammo 7 prestiti, con 0 e-commerce attivi (ancora vecchio business model) e grazie a 144 investitori
  • 2 ani dopo, a Novembre 2018 (dopo il pivot) eravamo a 351 prestiti finanziati su 52 e-commerce e da 609 investitori
  • a Novembre 2020 eravamo a 2973 prestiti su 216 e-commerce, grazie ai risparmi di 2.342 investitori
  • puntiamo molto su Novembre di quest’anno per il Black Friday; a settembre 2021 abbiamo chiuso il mese con 3.784 prestiti finanziati, su 486 e-commerce, grazie a 3793 investitori attivi.

Il dato impressionante è se guardi il finanziato: a Novembre 2016 finanziammo 45K, a Novembre 2018 316K, a Novembre scorso abbiamo superato i 2 Milioni di € di finanziato nel mese e questo settembre i 3,1 Milioni mensili.

Quanto avete raccolto finora, sommando tutto fin dall’inizio?

PC: Siamo a poco meno di 8 Milioni di € raccolti, di cui 5,6 Milioni in 3 round di Equity Crowdfunding tra il 2018 e il 2020.

EDB: So che avete cambiato radicalmente la vostra strategia, passando da un modello di Lending più classico verso la nicchia del servizio agli ECommerce.

Perché questa trasformazione?

PC: Il primo Business Model semplicemente non funzionava, se avessimo proseguito su quella strada ci saremmo schiantati: noi avevamo grande esperienza come manager ma zero come imprenditori.

In pratica abbiamo deciso che la soluzione che avevamo in mente risolvesse un problema reale per i clienti, ma in realtà quel problema non esisteva e quindi il primo business model semplicemente non ha funzionato.

Da lì ci siamo messi a studiare cosa vuol dire fare Lean Startup, a provare e riprovare e a fare tanti test prima di arrivare a questo modello di business attuale e alla nicchia degli e-commerce che nel 2017 avevano davvero un problema che nessuno gli risolveva: oggi esistono molte soluzioni di dilazione di pagamento online ma allora eravamo gli unici a proporlo, tant’è che gli e-commerce nemmeno lo capivano a volte.

È stato un avvicendarsi di idee e business model dettati dall’iniziale inesperienza e poi dalle reali esigenze del mercato e del business.

È stata indolore?
Con il senno di poi è stata la scelta giusta?

PC: È stato un periodo di enorme stress, abbandoni il noto che conoscevi ma non funziona per l’ignoto che non sai se funzionerà.

Col senno di poi mi spiace anche non essermelo goduto di più perché comunque è un momento che può essere bellissimo se fatto al momento giusto; noi lo abbiamo fatto a cavallo di un business model già esistente, con certe aspettative e certi investimenti già fatti, quindi è stato un periodo molto stressante, però è stata sicuramente la scelta giusta; secondo me anche se abbiamo sbagliato all’inizio siamo stati molto bravi a reagire con grande rapidità (NDR: sono d’accordo).

Se poteste tornare indietro, cambiereste qualcosa?
Fareste gli stessi passi?

PC: Con l’esperienza che abbiamo adesso è facile dire che era sbagliato e serviva un periodo di validazione iniziale della startup, però è molto difficile saperlo prima di fare certe esperienze quindi sì, ovviamente cambieremmo tutto, però il punto vero è che ora siamo delle persone diverse con delle esperienze in più.

EDB: Andiamo oltre e torniamo al presente.

In quanti siete attualmente nel team di Soisy?

PC: 36, ma in grande crescita, stiamo cercando sviluppatori full stack e specialisti di e-commerce e plugin per l’area tech, persone per il supporto clienti dati i ritmi di crescita vertiginosi e anche un Product Owner perché la persona che lo faceva va in maternità e ci serve rimpiazzarla per un po’, anzi se qualcuno dei tuoi lettori volesse candidarsi o conoscesse qualcuno interessato, consiglio di monitorare questa pagina.

Soisy al lavoro - La storia
Soisy al lavoro (@guidomencari | 2017 © Guido Mencari www.gmencari.com)

Avete raggiunto il fatidico Break Even Point?
Se si quando? Se no, quando pensate di raggiungerlo?

PC: No, e non sappiamo ancora con certezza quando lo raggiungeremo; in realtà più tardi avverrà, meglio sarà. Perché dico questo?

Perché quello che ci distanzia dal break even è il livello di investimenti che facciamo, quindi più investimenti facciamo, più il break even si allontana nel tempo, ma questo vuol dire aiutare la crescita di Soisy e portarci verso un livello dimensionale più grande. In questo momento ci sono due scenari per il raggiungimento del break even, uno tra 2 anni e uno tra 4 anni e a seconda degli investimenti che decideremo di fare capiremo in quale di questi scenari saremo.

EDB: La community di investitori/soci vorrebbe vedere Soisy nel panorama internazionale Europeo, scelta che forse potrebbe accelerare ulteriormente la vostra crescita e darvi una visibilità maggiore, a scopo di Exit Strategy.

Approccerete i mercati internazionali?
Se sì, quando? Cosa vi blocca?

PC: Ci blocca il fatto che sono necessari investimenti.

Ce l’abbiamo nei piani futuri, ho parlato prima di due scenari e in uno di questi due c’è un piano di internazionalizzazione dalla fine dell’anno prossimo.

Prevedete altri ulteriori round di finanziamento, in futuro?

PC: Sì, almeno uno, speriamo di più. Significherebbe continuare a vedere opportunità di investimento e investitori interessati a coglierle, il che ci permetterebbe di fare un percorso di crescita ancora più forte.

Vi siete fatti un’idea di una potenziale exit?

PC: Si, le potenziali Exit per noi sono due: se continuiamo a crescere tanto a questo ritmo saremo pronti per un IPO (NDR: Initial Public Offering, quando una società si quota in borsa), in alternativa l’altra Exit potenziale è l’acquisizione da parte di un altro player.

Puntate all’acquisizione o al lancio in borsa?

PC: Noi vogliamo la quotazione, ma siamo anche persone pragmatiche e abbiamo a cuore gli investimenti che hanno fatto i nostri azionisti; se la quotazione non sarà possibile, perseguiremo comunque gli interessi dei soci accettando anche un’acquisizione.

EDB: Parliamo anche dei vostri Partner, che vi garantiscono il volume di prestiti che offrite agli investitori. Una regola commerciale piuttosto diffusa dice che l’80%/90% dei volumi viene fatto dal 10%/20% dei clienti.

È vero anche per i volumi dei vostri prestiti? Chi sono i vostri clienti più grandi?

PC: No, in realtà un po’ meno da noi, siamo un po’ granulari; i nostri clienti più grandi sono i grandi e-commerce come Technogym, Onlinestore, DiadoraFitness, Emma Materasso, Agrieuro, Stufe a Pellet Italia, EF viaggi, Timesport24, Effeuno, ma più della metà dei volumi viene da realtà molto più piccole di queste (NDR: è un’ottima differenziazione, senza dipendere da pochi grandi nomi).

Voi proponete prestiti in pochissimi click, come fate a valutare così velocemente un richiedente?

PC: Con tanta tecnologia, usando dati che vengono dall’e-commerce e in parte sono disponibili su diverse basi dati, come Credit Bureau o altri disponibili su internet.

Li usiamo per incrociare il tutto con un algoritmo di calcolo che ormai si basa sull’esperienza che abbiamo fatto su 60mila prestiti, quindi è molto performante.

Quali sono i principali parametri che vi fanno categorizzare un richiedente nelle varie classi di prestito?

PC: Diversi, non posso entrare nel dettaglio perché è un tema riservato, comunque usiamo dati dei SIC, i sistemi di informazioni creditizie come CRIF, e dati del cliente, del suo acquisto e dell’operazione che sta facendo.

Quanti prestiti negate in percentuale, rispetto alle richieste?

PC: Dipende tantissimo dall’e-commerce: ci sono e-commerce in cui siamo sul 5-10% di rifiuti e e-commerce su cui siamo sul 50-60%, stesso grado di severità del motore ma evidentemente ogni e-commerce richiama target e popolazioni di acquirenti diversissime tra loro.

EDB: Il Covid è stato letteralmente un terremoto per il modo di lavorare e le economie dei vari paesi, Italia inclusa. A livello Europeo ci sono state deroghe sui pagamenti, sui prestiti e sui mutui.

Come sono state le prestazioni dei prestiti Soisy in questi difficili mesi?

PC: Sono stati abbastanza stabili, i prestiti di Soisy hanno risentito pochissimo degli effetti della crisi economica, c’è stato un lieve aumento delle insolvenze ma è stato un fenomeno totalmente sotto controllo.

Si è sentita l’influenza della pandemia sui vostri servizi agli ECommerce e agli investitori?

PC: Si, abbiamo avuto grande volatilità sul mondo e-commerce, nei due sensi, ovvero grandi aumenti ma anche grandi diminuzioni in alcuni momenti perché gli e-commerce facevano fatica a procurarsi la merce da vendere e ci son stati tanti problemi di logistica durante il primissimo lockdown in particolare.

Sugli investitori c’è stato il classico effetto emotivo iniziale, un primo momento di shock con diversi investitori che ci hanno lasciato nel primo paio di mesi e poi un enorme aumento degli investimenti, che è una coda lunga che sta durando tuttora, con grandi capitali immessi in piattaforma.

Adesso, con la crescita attuale e in previsione del Black Friday siamo pronti ad accoglierne ancora, tanto che per tutto novembre abbiamo rilanciato i #nolimitdays e la promo 6+6 anziché la classica 3+3 per chi invita amici.

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Proprio quest’anno e per le code di attesa che si generavano infatti (che per noi sono comunque sempre state indicative dell’apprezzamento del nostro prodotto e rendimenti) da marzo abbiamo dovuto introdurre il limite mensile di investimenti.

Lo usiamo per evitare di creare lunghe code di attese: a Settembre il limite era a 1,5K€, ad Ottobre l’abbiamo alzato a 10K€, ma a Novembre lo abbiamo rimosso.

Non sempre riusciamo ad evitare queste code, il comportamento degli investitori ma soprattutto degli acquirenti è imprevedibile, ma almeno abbiamo uno strumento in più per dosare l’afflusso di capitali in piattaforma, senza limitare la registrazione di nuovi investitori.

Mi dai un’indicazione dei ritardi, di quanti vengono recuperati e di quanti diventano default?

PC: Guardiamo lo storico.

Partendo dai prestiti con almeno 5 rate per poterlo (eventualmente, ma speriamo di no) considerare in default, su 100 prestiti finanziati meno di 3 vanno in default, e di questi recuperiamo solo un 8%, mentre il 92% si conferma un default reale.

È per questo che concentriamo molti dei nostri sforzi di recupero dal “+2 rate”, dove invece le percentuali di recupero salgono al 50%.

Mi dai un’indicazione per rating e un trend di questi andamenti negli ultimi anni?

PC: Monitoriamo i dati giornalmente e raccontiamo agli investitori, mese per mese, l’andamento degli insoluti sul portafoglio, il trend lo trovi qui dall’inizio dei tempi, al paragrafo “Tassi di insoluto e di interesse (€ mln)”.

E sì, si vede chiaramente, l’andamento è stato più o meno costante, c’è stata un’impennata di ingressi a “+2” durante l’ultima estate, ma anche questa è sotto controllo: abbiamo esplorato un nuova settore, quello della tecnologia, e un aumento iniziale degli insoluti è da mettere in conto; gli insoluti stanno comunque scendendo già da agosto.

Visto che la cosa ha rappresentato un apprendimento molto rilevante per noi non vogliamo che venga pagata dagli investitori e quindi stiamo contribuendo temporaneamente al Salvadanaio e anche, con importi minori, a chi ha investito “Senza Garanzia”.

Opinioni su Soisy, piattaforma di P2P Lending
Opinioni su Soisy, piattaforma di P2P Lending

Quando salta il pagamento di una rata, cosa fa Soisy?
Com’è il processo di recupero?

PC: Attualmente iniziamo con mail automatiche e SMS di remind: partiamo soft perché il più delle volte il cliente ha dimenticato di ricaricare il conto o si è scordato che passava la rata, quindi basta notificarglielo e rientra.

Se invece non risponde a questi primi tentativi automatici, entro il mese ci mettiamo in contatto e nella maggior parte dei casi qui si conclude il processo e il cliente ripaga la rata.

Nei casi più problematici arriviamo invece alla diffida, offrendo anche la possibilità di un piano di rientro da concordare, mentre dopo il 5° storno consecutivo consideriamo il prestito in default e smettiamo ufficialmente di fare azioni proattive sul cliente, tranne alcuni casi per i quali scegliamo di proseguire con un intervento giudiziale, ma questi per ora sono casi residuali su importi molto alti (in cui il costo dell’intervento giudiziale giustifica l’intervento).

Per ora non ci affidiamo a società di recupero esterne, stiamo discutendo con alcune società l’opportunità di cedere crediti deteriorati, ma su questo siamo ancora all’inizio.

È un processo che miglioriamo costantemente e sul quale stiamo investendo molto, anche in termini di persone che ci lavorano, e soprattutto in questo momento costantemente in divenire.

EDB: Mi risulta che ad oggi la vostra “garanzia di rendimento” sia riuscita a garantire i tassi promessi, coprendo correttamente le rate in ritardo con gli accantonamenti.

Come va questo trend? È ancora tutto sotto controllo, rispetta le attese?

PC: Sì, la Garanzia di Rendimento è sotto controllo, c’è stato questa estate un incidente di cui parliamo sopra che, come Soisy, abbiamo deciso di pagare noi, per il semplice fatto che siamo noi che stiamo esplorando nuovi settori commerciali da presidiare e su uno di questi settori abbiamo fatto un apprendimento fortissimo: come spiegavo sopra, abbiamo capito come evitare quel tipo di insoluti e non ci è sembrato giusto che questo apprendimento lo pagassero gli investitori.

Ma escluso questo evento sì, la Garanzia rispetta le attese.

EDB: Ci sono stati molti ritardi negli abbinamenti nei mesi scorsi, ma sembra abbiate recuperato molto terreno, che siate quasi in linea tra domanda e offerta.

Ma sembra che questo recupero ci sia stato solo sugli investimenti manuali, sul portale leggo che la Garanzia di Rendimento è ferma ancora agli abbinamenti di Maggio.

Come mai questo ritardo, rispetto agli investimenti manuali?
Hanno priorità diversa? Oppure pescano da un pool di prestiti diverso?

PC: Gli investimenti che tu chiami manuali, cioè Senza Garanzia, sono manuali perché l’investitore deve scegliere il rating della persona cui prestare soldi (e relativo tasso) e vanno più lentamente perché devono attendere una richiesta che abbia esattamente lo stesso rating e vengono maggiormente diversificati.

Mentre se c’è la Garanzia di Rendimento non c’è la diversificazione e l’abbinamento avviene in automatico, indipendentemente dal rating, ed è quindi più semplice e veloce.

Indipendentemente dal rating, con Garanzia è più semplice e veloce l’abbinamento; quelli manuali scorrono più lentamente per questo motivo.

Nell’ipotesi in cui aveste troppi prestiti rispetto alle disponibilità degli investitori, cosa succede?

PC: Si tratta di è un evento che non è mai successo e che facciamo di tutto per evitare, stando bene attenti anche a muovere le nostre azioni di marketing; comunque, se mai accadesse, semplicemente li finanzieremmo in ritardo e non in tempo reale come facciamo adesso.

EDB: Parliamo ora di qualche competitor, più o meno diretto.

Te la senti di far qualche nome di competitor?

PC: Sì, certo, si tratta di competitor noti e famosi, e per il pagamento rateale si dividono in due categorie: in primis c’è il mondo Klarna e Afterpay (NDR: aggiungo Scalapay e Clearpay, per trasparenza) che son due grandi startup internazionali che offrono il prodotto di dilazione in 3-4 rate, quindi adatto a ticket più piccoli di quelli che tipicamente finanziamo noi; e poi c’è il mondo delle finanziarie tradizionali come Agos, Compass, etc. che soffrono però il gap tecnologico rispetto alle prime.

Per il mondo investimenti, che dire? Degli altri P2P Lender non ci sentiamo assolutamente competitor anzi spesso ci troviamo a fare iniziative di comunicazione insieme, per creare awareness su questa forma di investimento alternativa.

Poi sei più esperto tu in questo, e qualsiasi forma di investimento, da ETF ad azioni, passando per conti deposito o libretti postali, crowdfunding immobiliare o immobiliare classico, ma anche oro, bitcoin, e chi più e ha più ne metta, possiamo considerarlo un competitor; la verità è che l’investitore deve diversificare e siamo solo felici che metta a portafoglio altre soluzioni oltre Soisy.

NDR: Pietro è stato fin troppo politicamente corretto… se lato servizi agli E-Commerce delle alternative ci sono, lato investitori non è corretto confrontare Soisy con altre piattaforme italiane di Crowdlending. Io penso che offra semplicemente un servizio unico e, in questa “non-più-nicchia”, sta guadagnando un vantaggio competitivo che, auguro loro, li porterà in alto.

Perché un ECommerce dovrebbe scegliere Soisy?
Quali sono i vostri punti di forza rispetto agli altri?

PC: Siamo su un target un po’ diverso dai competitor citati prima che permettono la dilazione in 3-4 rate: siamo focalizzati su ecommerce con ticket tra 200 e 2.000€ in su e su questi ticket abbiamo un’offerta di rate più ampia di quella di Klarna o Afterpay: loro dilazionano al massimo in 60 giorni, e noi arriviamo a permettere di dilazionare fino a 36 mesi.

Ma allo stesso tempo abbiamo la stessa offerta di tecnologia tramite API e plugin e la stessa esperienza di UX (NDR: User eXperience) e questo è il nostro grande punto di forza rispetto ai competitor più tradizionali.

EDB: Andiamo verso un argomento diverso, ma affine.

Gli Italiani sono da sempre gran risparmiatori, ma estremamente diffidenti (ed ignoranti) rispetto agli investimenti. Praticamente maglia nera a livello finanziario.

Sembra che i risparmi degli italiani fermi sui conti correnti oramai abbiano raggiunto il PIL (in realtà alcune stime sul 2020 dicevano di averlo già superato!), il che vuol dire perdere decine di miliardi al mese per la sola inflazione.

Un commento su questo, PIL e risparmi degli Italiani?

PC: Sul tema dei risparmi degli italiani fermi sui conti, son d’accordo che dipende in parte dal basso livello di consapevolezza finanziaria che però è in generale un problema che ha a che fare con la cultura del paese, quindi un problema con radici profonde, affatto facile da risolvere. Come dici tu effettivamente è un dato di fatto, c’è poco da fare.

Aggiungo però che un fattore è anche l’incapacità degli attori tradizionali del mondo investimenti di instaurare un rapporto di fiducia con i loro clienti e di spiegare in maniera semplice funzionamento e rischi dei vari prodotti finanziari.

Un consiglio per le nuove generazioni?

PC: Consiglio di pensare ai loro investimenti nel lungo periodo, su un arco temporale di decenni.

Il grande problema che avranno sarà il dover avere una forma addizionale di pensione rispetto a quella che sarà in grado di offrire lo stato; dovranno quindi concentrarsi su investimenti che capiscono, che possano realmente offrire i rendimenti che promettono nel lungo periodo.

Non cercare solo performance e rendimento a tutti i costi; il problema da risolvere non è trovare il rendimento del 10% l’anno prossimo ma pensare a come aumentare la propria pensione tra 40 anni (almeno); quando pensammo a creare Soisy come prodotto di investimento partimmo proprio dal pensare alla pensione e ad investimenti che si accumulassero e crescessero nel tempo.

Conclusioni

Non è mistero che Soisy mi piaccia, come servizio, come entusiasmo, come approccio.
Sarà anche vero che si possono ottenere dei rendimenti migliori con altri strumenti, ma ricordiamo che la piattaforma è autorizzata e funge da Sostituto di Imposta.

Lo strumento è valido e merita di essere preso in considerazione per differenziare il nostro portafoglio.

Se volete provare Soisy potete iscrivi da qua e aggiungere il codice “BNKE159” (senza virgolette), avremo 6 mesi di tasse pagate entrambi, un buon 26% di rendimenti extra 😊.

Un grandissimo ringraziamento a Pietro per la disponibilità e per aver risposto in modo così preciso all’infinità di domande che gli ho fatto. Grazie della pazienza e in bocca al lupo, dal cuore.

E a tutti voi che siete arrivati fino qui, siete meravigliosi.
Un abbraccio virtuale fortissimo.

Stay amazing.
Emanuele

Ciao, sono Emanuele e da qualche anno mi sto appassionando al P2P Lending e al Crowdinvesting. Sono un fan della FIRE community e pensiero. Seguitemi, Emanuele

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