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Cosa sono Inflazione, Iperinflazione, Deflazione e Stagflazione?

Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare di inflazione o tasso di inflazione e il termine ha assunto un connotato per lo più polemico, legato indissolubilmente alle lamentele sull’aumento dei prezzi. Tuttavia, questo fenomeno non è altro che un riflesso della nostra economia in continuo cambiamento e forse vi stupirà sapere che non si tratta sempre e solo di un cambiamento negativo.

Ma di cosa parliamo esattamente quando usiamo il termine “inflazione”?

Cos’è l’inflazione?

L’inflazione è, per definizione, l’aumento progressivo del livello generale dei prezzi o anche la perdita del potere di acquisto della moneta.
In altre parole, l’inflazione si verifica quando, durante un dato periodo, con la stessa quantità di denaro si può acquistare una minore quantità di beni e servizi rispetto ad un periodo precedente.

Il classico esempio pratico è il semplice acquisto di un pacchetto di caramelle:
l’anno scorso il pacchetto di caramelle costava 1€, quindi con 2€ potevate acquistarne due pacchetti.
Nell’arco dell’anno c’è stata un’inflazione del 5%, il che significa che quelle stesse caramelle costano ora 1,05€ e di conseguenza con la vostra moneta da 2€ non potrete più acquistare due pacchetti, ma soltanto uno.
La vostra moneta è sempre da 2 €uro, il valore vi sembrerà il medesimo, ma siccome i prezzi sono mediamente aumentati, il vostro potere di acquisto si è ridotto.

Scopriamo ora nel dettaglio cosa causa questa variazione.

Cause dell’inflazione

Non c’è una motivazione unica dietro l’oscillazione dei prezzi, né si tratta sempre e solo di una percentuale in aumento.
Infatti, si possono verificare anche altri tre fenomeni chiamati rispettivamente deflazione, iperinflazione e stagflazione.

Ma andiamo con ordine.

L’inflazione può essere causata principalmente da tre variabili:

  • Aumento della domanda: se la domanda per determinati beni o servizi cresce più velocemente dell’offerta, tali beni o servizi subiranno naturalmente un innalzamento di prezzo in proporzione alla domanda. Di solito questo fattore si verifica quando si ha un’economia in crescita.
  • Incremento dei costi di produzione: più è dispendioso produrre un bene o fornire un servizio, tanto più sarà costoso. Se i costi di produzione aumentano, le aziende si vedono costrette ad aumentare il prezzo del prodotto finale in modo da mantenere il loro margine di guadagno.
  • Politica monetaria: anche in questo caso vale la legge della domanda e dell’offerta. Se il prodotto in questione è la moneta stessa, nel momento in cui c’è un eccesso di offerta essa si svaluta, risultando in un aumento del prezzo di beni e servizi.

Tuttavia, come ho già accennato, la fluttuazione dei prezzi non è sempre e solo al rialzo.
Quando il livello generale dei prezzi è in calo, si parla infatti di deflazione.

La deflazione

La deflazione è un fenomeno piuttosto pericoloso, in quanto si verifica generalmente in periodi di recessione economica e nei casi più gravi può sfociare in una vera e propria depressione.
Questo accade quando la domanda di beni o servizi è in calo, le persone evitano di spendere e le aziende per mantenere i loro volumi di fatturato sono costrette a delle riduzioni di prezzi per essere più competitive, andando a danneggiare spesso il loro margine.

Se questo periodo si protrae a lungo le aziende, che già avranno margine ridotto, inizieranno a produrre meno e avranno bisogno di meno personale, il che causerà un aumento della disoccupazione, con un ulteriore riduzione di spesa da parte delle famiglie, che di fatto si impoveriranno.

L’esempio più recente di deflazione è la Grande Recessione del 2008, una crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti a causa della cosiddetta crisi dei Subprime e del mercato immobiliare, crisi che poi sfociò al fallimento della Lehman Brothers, una delle principali società di servizio finanziario a livello mondiale, che il 15 Settembre 2008 dichiarò l’intenzione al fallimento, con un debito di 768 miliardi di dollari (per capirsi, il PIL 2019 della Svizzera, 11 anni dopo, è 628,5 miliardi di €!) e attività per 639 miliardi.

Questa crisi si è poi progressivamente estesa a tutto il mondo, colpendo in modo particolare diversi Paesi Europei, tra cui l’Italia.
Fino ad oggi si parlava della Grande Recessione del 2008 come una delle più pesanti recessioni della storia, seconda forse soltanto alla Grande Depressione del 1929, depressione vera e propria, che portò nel giro di pochi anni ad un crollo sia dei prezzi che delle produzioni del 50% circa.

Nel grafico sottostante, ad esempio, potete osservare le variazioni di inflazione e PIL nel Regno Unito durante la crisi economica.

Inflazione e PIL storico del Regno Unito
Inflazione e PIL storico del Regno Unito
(fonte: https://www.economicshelp.org/)

La linea rossa rappresenta il PIL (Prodotto Interno Lordo o, in inglese, GDP, Gross Domestic Product), mentre la linea blu rappresenta l’inflazione.
Successivamente al picco di inflazione del 5%, durante gli anni bui tra il 2008 e il 2010, l’inflazione è precipitata ben sotto al 2% facilitando inoltre la ripresa.

L’iperinflazione

Dal lato opposto dello spettro si trova invece l’iperinflazione, un fenomeno raro, caratterizzato da un aumento esponenziale dell’inflazione in un breve periodo di tempo.
Il caso più conosciuto è certamente quello a cui andò incontro la Germania dopo la Prima Guerra Mondiale.

Iperinflazione di Weimar
Iperinflazione di Weimar
(fonte: https://www.memonic.com/)

La cosiddetta Iperinflazione di Weimar si verificò quando la Germania cominciò a stampare un numero eccessivo di banconote per far fronte ai debiti di guerra.
Per fare ciò fu abbandonato il Gold Standard, ovvero la convertibilità della cartamoneta in oro, e di conseguenza le banconote perdettero velocemente il loro valore.
Per capire gli effetti che ciò ebbe sul Paese, basti pensare che all’epoca un chilo di pane arrivò a costare 400 miliardi di marchi (attenzione, erano i Papiermark, moneta precedente rispetto al Marco Tedesco coniato nel 1948, dopo la seconda guerra mondiale).

Un assaggio, vi mostro 2 foto di cos’è stata l’Iperinflazione di Weimar:

Donna tedesca usava i soldi per cucinare
Donna tedesca usava i soldi per cucinare
Donna tedesca usava i soldi per scaldarsi
Donna tedesca usava i soldi per scaldarsi

Non devo aggiungere altro, vero?

La stagflazione

La stagflazione è invece un fenomeno piuttosto particolare che si verifica quando l’inflazione è in crescita nonostante l’economia rimanga stagnante.
Infatti il termine stagflazione è una combinazione di stagnazione e inflazione.

Stagnazione e inflazione sono semplici da capire, se presi separatamente, mentre se accadono simultaneamente vanno in forte contrasto con le più comuni visioni keynesiane, che vedono disoccupazione e inflazione strettamente correlate.

Nella visione keynesiana:

  • disoccupazione in calo può voler dire inflazione, ossia aumento di prezzi, dovuto ad un aumento della domanda;
  • mentre la disoccupazione in aumento, che porterà ad una contrazione della domanda, NON è compatibile con un aumento dei prezzi, perché saremo in recessione.

Nei casi più gravi di stagflazione, l’economia rimane stagnante, con modeste variazioni, in positivo o in negativo, ma insufficienti a far intendere riprese o recessioni (di pari passo l’occupazione), mentre l’inflazione tende ad aumentare, talvolta anche a ritmi sostenuti.

Stagflazione USA negli anni '70
Stagflazione USA negli anni ’70

Ci sono stati diversi casi di stagflazione, sia in Europa, in Italia, ma anche negli USA, tra gli anni ’60 a ’80, casi non previsti, che solo con il senno di poi siamo riusciti ad analizzare trovando le concause scatenanti. Queste sono state principalmente:

  • l’avvenimento dell’automazione industriale, che ha da una parte preservato o migliorato la produttività, aumentando però la disoccupazione
  • la rigidità nei salari, dove ad un aumento inflazionistico non corrisponde un adeguamento salariale, riducendo il potere di acquisto del lavoratore/consumatore
  • le crisi del petrolio, chiamate spesso crisi energetiche, dovute a riduzioni repentine negli approvvigionamenti e ad impennate nei prezzi (qui ci sarebbe da scriverci un libro)
  • la presenza di monopoli e cartelli, soprattutto nelle materie prime.

Prendete 3 o 4 degli ingredienti sopra citati, infornate e otterrete una splendida stagflazione in grado di mettere in crisi il più capace dei governi (che ossimoro raccapricciante…).

Calcolo dell’inflazione

Il dato relativo all’inflazione viene calcolato, normalmente, in percentuale su base mensile o annuale.
In Italia, esso viene riportato mensilmente dall’ISTAT che lo calcola attraverso il cosiddetto paniere di mercato. Qui si raggruppano tutte le voci relative a beni e servizi che risultano rilevanti per l’economia, ne viene calcolato il costo totale per un dato mese ed ad ogni mese successivo esso viene comparato ai precedenti, al fine di controllarne la percentuale di cambiamento nel tempo.

Di seguito una panoramica dell’andamento dell’inflazione in Italia, dal 1956 ad oggi.

Inflazione storica Italia
Inflazione storica Italia

Per confronto, vorrei riportarvi anche l’andamento storico dell’inflazione negli Stati Uniti.

Inflazione storica USA
Inflazione storica USA

Solo dai numeri è chiaro vedere correlazione tra le inflazioni che vanno dagli anni 1973 al 1980, nonostante si parli di USA e Italia.

Oscillazioni eccessive in aumento o in diminuzione sono egualmente pericolose per l’economia.
C’è infatti bisogno che i prezzi rimangano stabili o che le fluttuazioni tendino ad annullarsi tra di loro, ad esempio se un prezzo di un prodotto aumenta, quello di un altro diminuisce.

Sia la Federal Reserve che la BCE riportano che un valore d’inflazione stabile (per i Paesi sviluppati) si aggira intorno al 2% annuo, perché garantisce una certa crescita economica senza un’eccessiva svalutazione della moneta.

Inflazione ed investimenti

Alla luce di tutto quello che vi ho raccontato, va da sé che tenere i propri risparmi sotto il materasso o fermi sul conto corrente (in un periodo normale, quello che stiamo vivendo  ora è l’apocalisse… avete visto il VIX?) può voler dire svalutare i propri risparmi e, di fatto, perdere soldi.

Se da una parte la fase di Risparmio è importantissima, è altrettanto importante capire e imparare ad Investire, almeno per difendersi dall’inflazione.

E’ chiaro adesso che se il vostro conto deposito vi rende lo 0,5% ma l’inflazione è il 2%, state perdendo circa l’1,5% all’anno?
E’ vero, state perdendo meno di chi non investe, ma se perdete l’1,5% all’anno dopo 20 anni avete perso circa il 26% del vostro potere di acquisto iniziale…

Con questo chiudo, se trovate delle inesattezze nei miei post, vi prego di scrivermi, ce la metto tutta per cercare di essere preciso e puntuale, ma non vi nego che questi post sono delle piccole tesine… mi danno una soddisfazione immensa, ma qualcosa potrebbe sfuggirmi.

Sharing is caring!

Un abbraccio,
Emanuele

 

Ciao, sono Emanuele e da qualche anno mi sto appassionando al P2P Lending e al Crowdinvesting. Sono un fan della FIRE community e pensiero. Seguitemi, Emanuele

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